I polimorfismi nel gene NOS1AP modulano la durata dell’intervallo QT e il rischio di aritmie nella sindrome del QT lungo


È stato valutato il ruolo di NOS1AP ( nitric oxide 1 adaptor protein ) come un adattatore genetico della sindrome del QT lungo.

La stratificazione del rischio per la sindrome del QT lungo è complicata dalla variabilità del fenotipo che limita la predizione di eventi aritmici che mettono a rischio la vita sulla base di parametri disponibili.

Di conseguenza, serve l'identificazione di nuovi marcatori e studi recenti hanno mostrato che variazioni nel gene NOS1AP possono modulare l'intervallo QT.

Sono stati coinvolti 901 pazienti arruolati in un registro prospettico della sindrome del QT lungo.

Tre polimorfismi a singolo nucelotide ( SNP ) del marcatore NOS1AP ( rs4657139, rs16847548 e rs10494366 ) sono stati genotipati per valutare l'effetto delle varianti alleliche sul QT e sull'incidenza di eventi cardiaci.

È stata quantificata l'associazione tra varianti alleliche, QT ed esiti per determinare se NOS1AP rappresenti uno stratificatore di rischio utile per la sindrome del QT lungo.

Le varianti alleliche degli SNP tag rs4657139 e rs16847548 sono risultate associate a un prolungamento medio dell'intervallo QT di 7 e 8 ms, rispettivamente ( p inferiore a 0.05; p inferiore a 0.01 ); mentre rs4657139 e rs10494366 sono risultati associati ad aumento dell'incidenza di eventi cardiaci ( 25.2% vs 18.0%, p inferiore a 0.05; e 24.8% vs 17.8% p inferiore a 0.05 ).

L'analisi multivariata di Cox ha identificato l'allele minore di rs10494366 come un marcatore prognostico indipendente in pazienti con intervallo QT inferiore a 500 ms ( hazard ratio, HR=1.63; p inferiore a 0.05 ), ma non nell'intera coorte.

In conclusione, questi risultati hanno fornito una prima dimostrazione di un modificatore genetico legato al rischio in un'ampia coorte di pazienti con sindrome del QT lungo.
Il genotipo degli SNP tag di NOS1AP potrebbe fornire elementi per meglio valutare il rischio e scegliere le strategie terapeutiche nei pazienti con sindrome del QT lungo. ( Xagena2010 )

Tomás M et al, J Am Coll Cardiol 2010; 55: 2745-2752


Cardio2010



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